In caso di Linfedema è necessario agire con rapidità ed efficienza. Per garantirvi trattamenti e visite più veloci ed efficienti microchirurgiaricsotruttiva.it vi fornisce importanti informazioni.
Il linfedema si definisce come accumulo di linfa nei tessuti che si estrinseca con il gonfiore. Può interessare un braccio (dopo chirurgia e/o radioterapia per tumore della mammella con interessamento dell’ascella) o una gamba (ad esempio dopo chirurgia e/o radioterapia ai linfonodi inguinali per tumori ginecologici - utero, cervice, ovaio o vulva - o a causa di un melanoma) e talvolta anche altre parti del corpo se i linfonodi (regionali) sono stati asportati chirurgicamente o sottoposti alla radioterapia, oppure sono ostruiti dal tumore. Se i linfonodi o i vasi linfatici sono compromessi o ostruiti, la linfa non può defluire. Di conseguenza ristagna nei tessuti e causa il gonfiore.
La cute dell’arto interessato è in genere di colorito e temperatura normali, ma se è presente un’infezione, è calda, arrossata e dolente al tatto. Con il tempo e in
mancanza di un trattamento adeguato, può diventare dura. Il linfedema si sviluppa nell’arco di settimane, mesi o anni dopo il trattamento antitumorale. In genere non dà dolore, ma in molti casi
possono comparire sensazione di pesantezza, indolenzimento, tensione, fastidio. Solo se il gonfiore è notevole vi è difficoltà nei movimenti, nella deambulazione e nello svolgimento delle attività
della vita quotidiana (vestirsi, guidare, scrivere, ecc).
Il linfedema non si sviluppa in tutti i pazienti sottoposti a intervento di asportazione dei linfonodi o a radioterapia; infatti, compare solo nel 20-30% dei pazienti, ed in genere in forma modesta.
Tuttavia, il rischio aumenta se il trattamento antitumorale consiste in una combinazione di chirurgia e radioterapia sulla stessa area, come avviene, ad esempio, per molti casi di tumore della
mammella.
Il gonfiore può essere spesso notevolmente attenuato, soprattutto se la diagnosi è tempestiva, e può essere tenuto sotto controllo attraverso terapie specifiche e con l’adozione di alcune semplici
norme comportamentali. Tuttavia, il linfedema non guarisce mai completamente perché le cause sono irreversibili. Imparare a gestirlo e a riconoscerlo è, quindi, una parte importante del
trattamento.
Se vi accorgete che un vestito, un anello o un orologio sono stretti perché l’arto è aumentato di volume, rivolgetevi all’oncologo che vi ha in cura, che stabilirà se i disturbi sono riconducibili alla
presenza di un linfedema o ad altra causa, oppure allo specialista (fisiatra), che prescriverà i trattamenti più opportuni da effettuarsi presso un centro qualificato e specializzato per la terapia
del linfedema.
Centro di riferimento
Centro per il Trattamento Chirurgico del Linfedema del Policlinico Gemelli di Roma diretto dalla Prof.ssa Mariza Salgarello, eccellenza nazionale in microchirurgia.
Anastomosi linfatico-venose e Trapianto autologo di linfonodi
All’innaugurazione del Centro ha partecipato Isao Koshima, maggiore esperto mondiale nel trattamento di questa patologia che ogni anno registra 40.000 nuovi casi in Italia, gli stessi del cancro della mammella. Il centro è diretto dalla Prof.ssa Marzia Salgarello, tra i referenti del Capitolo di Senologia ricostruttiva della SICPRE, e opera secondo due metodiche microchirurgiche fisiologiche: le anastomosi linfatico-venose con tecnica supermicrochirurgica (con utilizzo di microscopio intraoperatorio) e il trapianto autologo di linfonodi/tessuto linfatico. |